Spiritualità

Don Pierino. Un’intensa storia d’amore…

Una storia d’amore. Tutto è nato da lì. Come nasce ogni creatura. Da una storia d’amore, nella quale si sono prodotti infiniti atti d’amore, accudimento e di compassione. 
«Tutto è nato dal mio innamoramento per la santissima Trinità» scrive don Pierino Ferrari. 
Ha amato tanto, don Pierino.
 

  • Ha amato il Dio Trinità. Restava in adorazione silenziosa e prostrata, in docile e implorante ascolto. Rimaneva in un cuore a cuore che sostanziava la sua vita densissima e contemplativa, accogliente e feconda, aperta sul mondo della sofferenza e dell’oblio, sensibile ai richiami, «composti, pudichi» (Prefazione a Pier Maria Ferrari, Mamré) di chi, pur nel silenzio, gridava alla sua coscienza il bisogno d’essere guardato con umanità.
    Nella Trinità trova l’ispirazione per dedicare energie all’amicizia, assecondando il desiderio di vivere una vita di comunione. Nella Trinità (prefigurata nei Tre misteriosi personaggi che, visitando Abramo e ricevendo da lui accoglienza, lo rendono finalmente fecondo) intravede la spinta all’accoglienza di chi percorre con fatica le strade della vita, per offrire sostegno, cura, conforto. Ed essere generativi nella carità.
    Nasce in questo modo, il 2 ottobre 1971, la Comunità Mamré, comunità femminile laicale le cui appartenenti vivono il Battesimo e la Cresima, seguendo Cristo nell’amore totale a Dio Padre sostenute dalla forza dello Spirito Santo. Nella dinamicità di un cammino che tende verso l’unità nella diversità, le associate vivono in piccole comunità il servizio ai fratelli, soprattutto i più piccoli, nella comunione degli ideali e nella condivisione dei beni, della vita e del proprio impegno.
     
  • Ha amato la Parola, amava Maria, amava la Chiesa, amava i prediletti del Padre, i piccoli del Vangelo.
    Fu stimato predicatore, ricercato come guida d’anime e confessore. Il suo fu un apostolato della consolazione. Forte e tonante dal pulpito, si accostava alle anime con dolcezza e misericordia. A chi anelava il perdono di Dio, restituiva la certezza d’essere amati.
     
  • Ha amato i piccoli, tabernacolo del Cristo. Li amava con amore di predilezione. Ha speso la vita non tanto per far valere i loro diritti, ma per riconoscerne la dignità e perché i loro diritti fossero riconosciuti anche dal mondo distratto di oggi.
     
  • Ha amato i poveri più poveri, quelli che bussavano alla porta, una volta sola, o in continuazione. Quelli che chiedevano con il capo chino e quelli che pretendevano. I “poveri cristi” e i furbi. Aveva un rispetto profondo per ogni persona e prendeva in considerazione il bisogno del momento, dando anche aiuto materiale. Non dava spiccioli: donava dignità. 
     
  • Ha amato l’amicizia. Vedeva nella Chiesa in essa una modalità nuova, nella Chiesa, di vivere il comando – testimonianza di Gesù: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). L’amicizia, per don Piero, nasce fra due persone e si estende a cerchi concentrici (perché diceva, parafrasando san Tommaso, «Amor diffusivum sui», l’amore tende a espandersi). L’amicizia è il tessuto sul quale costruire la Comunità di vita.
     
  • Forte di questa convinzione, intesse rapporti amicali con una rete di persone che appassiona al tema della solidarietà, coinvolgendoli nelle opere nascenti. Da questa trama di rapporti nasce l’Associazione Amici di Raphaël, e poi il movimento delle Sentinelle del Laudato Sì’, che costituisce per cimentare l’impegno comune a diffondere la cultura dell’accoglienza e dell’attenzione alla persona malata nella sua interezza, per raccogliere stimolare alla solidarietà di chi condivide le finalità del suo operato. Era sempre più convinto che il sano si deve prendere cura del malato, col suo impegno, il suo sostegno e la sua partecipazione. Sognava un ospedale della gente, costruito con la condivisione e il coinvolgimento del maggior numero possibile di amici.
    Convinto che la persona deve essere considerata nella sua interezza di spirito, anima e corpo, ipotizza la costituzione di una struttura sanitaria con lo scopo di perseguire la globale presa in carico della   persona in tutto il suo iter di cura e di curarla con scienza, coscienza e amore. 
    A questo scopo costituisce, il 19 giugno 2006, la Fondazione Laudato Sì’.
    Da tempo dedicava molta attenzione alla prevenzione del cancro, dopo aver visto come, negli anni ’70, di cancro si moriva. E a questo scopo, nel 1984, aveva fondato la Cooperativa Raphaël per promuovere attività di prevenzione dal cancro.
     
  • Ha amato l’attenzione ai bisogni emergenti. Curvo per percepirne i gemiti, ha individuato risposte, che man mano nel tempo si diversificavano, rispondendo in proprio, o accompagnando la persona bisognosa all’osteria, dove competenze specifiche e diversificate potessero offrire risposte coerenti. 
     
  • Ha amato le anime incendiate, come lui, di amore per Dio e i fratelli. Per questo trovò sintonia con madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo, fondatrice della congregazione delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, che divenne sua madre spirituale e ispiratrice delle istituzioni da lui fondate. Con lei e con padre Bonaventura Romani, definitore generale dell'Ordine dei Cappuccini, l’11 ottobre 1962 don Pierino si trova in Piazza S. Pietro a Roma, all'apertura del Concilio Vaticano II, per chiedere luce sul come spendere la vita al servizio della Chiesa e, in particolare, della diocesi; quel giorno è l’ispiratore dell’Associazione “Comunità del Cenacolo”, che nel 1969 vede alcuni giovani (sacerdoti e laici), riunirsi in un clima familiare, per un servizio alla Chiesa Di quell’esperienza resta la profezia della comunione della vita e dei beni, fra sacerdoti e laici, come fermento per rendere di novità e fecondità nella vita della Chiesa. 
     
  • Ha amato la gioventù, amava incendiarla ai grandi ideali. Teneva esercizi, incontri spirituali ai giovani di svariate parrocchie e gruppi ecclesiali. E i giovani restavano affascinati dalle sue proposte evangelicamente radicali. Fu un catalizzatore di vocazioni alla vita consacrata e familiare cristianamente vissuta.
    E forse questa dedizione, che si rivolgeva anche oltre le mura del Seminario, gli valse il trasferimento, nel 1962, alla parrocchia di Calcinato, come curato, fino al 1975
     
  • Ha amato le pecore del suo gregge, che ha curato costantemente fino alla sua morte. Omelie, ritiri, esercizi, disponibilità diuturna per confessione e direzione spirituale, ma anche operette, animazione, amore per il canto liturgico. Erano tutte modalità che lo rendevano pastore attento e capace di condurre. Suscitava anche ribellioni, a motivo del suo modo di porsi deciso e sicuro. Non lasciava indifferenti, tuttavia, di fronte alle scelte fondamentali della vita. 
    Questa la caratteristica che ha contraddistinto il suo impegno in parrocchia: prima come vicario cooperatore nella parrocchia di Calcinato dal 1962 al 1975; poi come parroco nella parrocchia di Berlingo dal 1976 al 1982; infine come parroco a Clusane dal 1982 al 2004.
     
  • Ha amato la musica. Sul pianoforte inseguiva le note di una musica ispirata da Chi ancora non conosceva pur sentendone il fascino.
    Da fanciullo ha studiato pianoforte alla scuola di un anziano maestro, Ranieri del Ciokèt.
    Ordinato sacerdote e ricevuto l’incarico di vicerettore del Seminario di Brescia (1955-1962), ha frequentato il Pontificio Istituto di musica sacra a Milano.
    E la musica, anche da lui composta, suonata con il pianoforte, il mandolino, la fisarmonica, la chitarra, è stata per lui un formidabile strumento pastorale. 
     
  • Ha amato l’arte, la poesia, la pittura, il teatro. Ha scritto, composto, realizzato opere artistiche. La straripante ricchezza del suo animo cercava vie di espressione inedite e capaci di esprimere un’incontenibile eccedenza. 
     
  • Ha amato la cultura, come mezzo per arrivare a una fede dialettica e critica. 
    Negli anni in cui è curato a Calcinato riavvia il periodico parrocchiale «La Campana di san Vincenzo», dà vita a numerosi gruppi, tesi alla formazione dei giovani; stimola la ripresa dell'attività delle Acli, nelle cui stanze si propongono serate e conferenze. Propone iniziative legate non solamente alla crescita spirituale, ma anche a temi storici, educativi, civici e sanitari; proiezioni cinematografiche, festival della canzone, operette brillanti, commedie e cineforum. Don Pierino era infatti convinto che «il teatro sia un valido aiuto per una sana pedagogia oratoriana: allestire un dramma a più personaggi», scrive «vuol dire incontrarsi più volte; esprimere dei concetti in pubblico significa verificarsi su di essi». Per questo decide di cimentarsi nella stesura e nella regia di alcune commedie e operette.
    Nel 1962 prende avvio il Circolo Culturale Calcinatese, che nelle intenzioni di don Pierino deve servire per l'elevazione culturale, da lui sempre tenuta in massima considerazione: si stabilisce la sede in una piccola stanza disadorna, sulla cui soglia campeggia il motto “Rerum musicarum cogitationumque fucina” (Fucina di musica e di pensieri). 
     
  • Ha amato scrivere e la penna fluiva sul foglio con la naturalezza con cui lo sci sfiora la neve e porta a valle la forza di una Montagna che si è fatta vicina agli uomini.
    Soprattutto nel periodo nel quale fu parroco a Berlingo, ebbe modo di riflettere e fissare i pensieri sul foglio, quasi a preparare gli anni intensissimi che lo vedranno fondare Raphaël. Scrisse moltissimo, durante la sua vita ad amici, benefattori, figli spirituali, parrocchiani, rappresentanti istituzionali, alle comunità da lui fondate. 
     
  • Ha amato comunicare, come espressione di comunione con i fratelli. Attirava ai grandi ideali con la forza di idee che esprimeva in modo appassionato.
    Era un uomo lungimirante, capace di intravedere soluzioni coraggiose e fortemente credente nell’utilità della comunicazione: qualità che lo spinsero ad avviare una radio, Radio Raphaël, fondata nel 1990 a Clusane.
     
  • Ha amato il suo lago, il lago di Iseo, quello che lo ha visto nascere, il 13 ottobre 1929, sulle sponde della frazione di Clusane, e lo ha fatto crescere, nutrendolo di sogni, di esperienze e di relazioni con gente semplice. Il Paese che ha lasciato, all’età di 17 anni, con il pianto nel cuore, dietro l’impulso dell’Amore che gli diceva: «Vai!».
     
  • Ha amato la bicicletta. La sfruttava sin da quando era piccolo, per andare dai pescatori a procacciare il pesce per i genitori, gestori di una trattoria. In bicicletta si spostava da Clusane a Rogno, in Val Camonica, ospitato dallo zio sacerdote, che lo prepara privatamente alla terza media, per consentirgli di entrare in Seminario. La bicicletta è stato il mezzo di trasporto che lo ha reso autonomo negli spostamenti in Paese anche negli anni della vecchiaia, quando il passo è diventato incerto e sempre più bisognoso di sostegno.
     
  • Ha amato la vita e vi si è aggrappato fino all’ultimo. Non perché non fosse pronto all’incontro con il Padre, ma perché era un appassionato e ha voluto portare fino in fondo la sua missione. Nell'ultima intervista da lui rilasciata a TV2000, sorridendo don Pierino ha ricordato la circostanza della malattia tumorale (che lo porterà alla morte) dicendo: «Ho parlato molto del cancro e come combatterlo, non potevo non provare. (…) Come se il cancro mi dicesse: vediamo chi è più forte». E ancora: «Non ho paura della morte. Ogni giorno vivo nell'intensità dell'operosità, ma nello stesso tempo cosciente della fragilità di cui sono portatore».
    Si è spento a Clusane il 31 luglio 2011, attorniato dai suoi, riuniti in preghiera.
     
  • Ha amato, ha amato con passione. Per questo non si è mai adattato alla ripetizione accomodante delle consuetudini. Non si è mai uniformato alle aspettative di altri che non fossero il Regista Sorprendente. Lo chiamava «Regista Sorprendente, per lo stupore, che la sua arte suscita in me. M’interessano le armonie, che la sua arte manifesta. Quelle celesti e quelle terrene!» (don Pierino, 4 febbraio 2001).


Continua l’avventura umana e cristiana da lui proposta alla storia, per ispirazione dello Spirito, attraverso le opere da lui fondate.